Catania
Storia, street food e spiagge di sabbia dorata ai piedi del vulcano Etna
Informazioni
"Catania, seconda città metropolitana della Sicilia, ha dovuto affrontare nei secoli terribili terremoti ed eruzioni vulcaniche, ha subito dominazioni e trasformazioni urbane"
Situata sulla costa orientale della Sicilia, Catania si annida fra il Mar Ionio e le falde del monte Etna. Dalle sue origini, la città è stata un ambito bottino di diversi imperi e civilizzazioni che hanno lasciato la loro impronta nella cultura, l’arte e l’architettura della città. Distrutta da un’eruzione dell’Etna nel 1693, la città fu ricostruita in stile barocco.
Photogallery di Catania
Attrazioni Principali
Palazzo Biscari
E’ il palazzo più importante della città, rappresenta difatti il più bell’esempio di barocco catanese.
L’edificio, dopo il terremoto del 1693, fu ricostruito intorno al 1700 da Ignazio Paternò Castello III, quinto principe di Biscari, nonché grande studioso, archeologo e amante delle arti, che oltre a farne sua dimora, vi allestì il primo e importante Museo aperto a tutti, contenente la sua grande collezione archeologica.
Nel 1787 il pricipe ricevette Goethe, che riferì poi, in dettaglio nei suoi scritti, della magnificenza delle collezioni e del palazzo. Storia, fascino e bellezza sono le parole necessarie per descrivere l’edificio.
Al palazzo si accede attraverso un grande portale su via Museo Biscari, che immette nel cortile centrale, adorno di una grande scala a tenaglia. All’interno, si trova il “salone delle feste”, di stile rococò dalla complessa decorazione fatta di specchi, stucchi e affreschi.
Il cupolino centrale era usato come alloggiamento dell’orchestra, ed è coperto da un affresco raffigurante la gloria della famiglia Paternò Castello di Biscari. Si accede alla cupola attraverso una scala decorata a stucco, che il principe Ignazio chiamò “a fiocco di nuvola”, all’interno della grande galleria affacciata sulla marina.
Tra le altre sale vanno ricordate quella “dei Feudi”, con grandi tele alle pareti rappresentanti i numerosi feudi dei Biscari; gli “appartamenti della principessa”, costruiti da Ignazio V per la moglie, con boiseries di legni intarsiati e pavimenti di marmo di epoca romana; la “galleria degli Uccelli” e la “stanza di don Chisciotte”.
L’arredamento interno è in stile rococò: decorazioni, arredi raffinati, lampadari in cristallo, sono i particolari presenti nelle diverse sale, che danno un tocco di raffinatezza all’atmosfera.
Oggi, oltre ad essere la dimora della famiglia Biscari, ospita eventi culturali e prestigiosi e, previa prenotazione, è possibile effettuare una visita, allietata dai racconti delle storie di palazzo e dei ricordi di famiglia, a cura dello stesso discendente dei principi.
E’ il palazzo più importante della città, rappresenta difatti il più bell’esempio di barocco catanese.
L’edificio, dopo il terremoto del 1693, fu ricostruito intorno al 1700 da Ignazio Paternò Castello III, quinto principe di Biscari, nonché grande studioso, archeologo e amante delle arti, che oltre a farne sua dimora, vi allestì il primo e importante Museo aperto a tutti, contenente la sua grande collezione archeologica.
Nel 1787 il pricipe ricevette Goethe, che riferì poi, in dettaglio nei suoi scritti, della magnificenza delle collezioni e del palazzo. Storia, fascino e bellezza sono le parole necessarie per descrivere l’edificio.
Al palazzo si accede attraverso un grande portale su via Museo Biscari, che immette nel cortile centrale, adorno di una grande scala a tenaglia. All’interno, si trova il “salone delle feste”, di stile rococò dalla complessa decorazione fatta di specchi, stucchi e affreschi.
Il cupolino centrale era usato come alloggiamento dell’orchestra, ed è coperto da un affresco raffigurante la gloria della famiglia Paternò Castello di Biscari. Si accede alla cupola attraverso una scala decorata a stucco, che il principe Ignazio chiamò “a fiocco di nuvola”, all’interno della grande galleria affacciata sulla marina.
Tra le altre sale vanno ricordate quella “dei Feudi”, con grandi tele alle pareti rappresentanti i numerosi feudi dei Biscari; gli “appartamenti della principessa”, costruiti da Ignazio V per la moglie, con boiseries di legni intarsiati e pavimenti di marmo di epoca romana; la “galleria degli Uccelli” e la “stanza di don Chisciotte”.
L’arredamento interno è in stile rococò: decorazioni, arredi raffinati, lampadari in cristallo, sono i particolari presenti nelle diverse sale, che danno un tocco di raffinatezza all’atmosfera.
Oggi, oltre ad essere la dimora della famiglia Biscari, ospita eventi culturali e prestigiosi e, previa prenotazione, è possibile effettuare una visita, allietata dai racconti delle storie di palazzo e dei ricordi di famiglia, a cura dello stesso discendente dei principi.
La Pescheria
Dietro il Duomo di Catania, nel tunnel delle mura di Carlo V, si snoda il mercato del pesce, un po’ all’aperto e un po’ coperto. Un luogo in cui ogni giorno sotto i grandi tendoni rossi e i sui bianchi banchi di marmo, si ripete da tempi remoti il rituale della vendita del pesce, ma anche della carne e della frutta. Le grida dei venditori, i banchetti fumanti dei peperoni arrostiti e la trippa venduta ai passanti, fanno di questo luogo uno dei più emblematici della città, il posto ideale per immergersi nella cultura popolare catanese e restarne affascinati.
Dietro il Duomo di Catania, nel tunnel delle mura di Carlo V, si snoda il mercato del pesce, un po’ all’aperto e un po’ coperto. Un luogo in cui ogni giorno sotto i grandi tendoni rossi e i sui bianchi banchi di marmo, si ripete da tempi remoti il rituale della vendita del pesce, ma anche della carne e della frutta. Le grida dei venditori, i banchetti fumanti dei peperoni arrostiti e la trippa venduta ai passanti, fanno di questo luogo uno dei più emblematici della città, il posto ideale per immergersi nella cultura popolare catanese e restarne affascinati.
Storico Monastero San Benedetto di via Crociferi a Catania
Già patrimonio UNESCO della città di Catania, fu eretto originariamente nel 1355, per essere riedificato, dopo il tragico terremoto di Val di Noto, nei primi anni del 1700. Da allora è diventato uno dei simboli di Catania, riconoscibile dall’arco che si apre su via Crociferi, che si narra fu eretto in una sola notte, e che collega la badia grande – comprendente la Chiesa di San Benedetto, perla del barocco catanese – alla badia piccola. Il Complesso monumentale monastico è oggi, dopo secoli di assoluta ed invalicabile clausura, un sito storico-artistico che propone ai visitatori un tour culturale che è il risultato di uno straordinario connubio di storia, arte e contemporaneità. Nel rispetto delle religiose di clausura che ancor oggi abitano il Monastero, si può accedere all’interno del complesso attraverso una visita guidata.
Già patrimonio UNESCO della città di Catania, fu eretto originariamente nel 1355, per essere riedificato, dopo il tragico terremoto di Val di Noto, nei primi anni del 1700. Da allora è diventato uno dei simboli di Catania, riconoscibile dall’arco che si apre su via Crociferi, che si narra fu eretto in una sola notte, e che collega la badia grande – comprendente la Chiesa di San Benedetto, perla del barocco catanese – alla badia piccola. Il Complesso monumentale monastico è oggi, dopo secoli di assoluta ed invalicabile clausura, un sito storico-artistico che propone ai visitatori un tour culturale che è il risultato di uno straordinario connubio di storia, arte e contemporaneità. Nel rispetto delle religiose di clausura che ancor oggi abitano il Monastero, si può accedere all’interno del complesso attraverso una visita guidata.
Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena
A 10 minuti a piedi dal Duomo di Catania si trova il Monastero di San Nicolò l’Arena, gioiello del tardo barocco siciliano e complesso benedettino tra i più grandi d’Europa. L’edificio monastico, che nasce nel ‘500 e si sviluppa fino ai giorni nostri, è un esempio di integrazione architettonica tra le epoche, contraddistinto da molteplici trasformazioni. Oggi è patrimonio mondiale dell’UNESCO. Sede del DiSUM (dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’Università degli Studi di Catania, custodisce al suo interno una domus romana, i chiostri e uno splendido giardino pensile. Il Monastero è un luogo unico che racconta le vicende umane e storiche della città dell’Etna dall’antichità fino ai giorni nostri. Un palinsesto aperto a tutti, ogni giorno con percorsi guidati anche in orari inconsueti, performance teatrali e musicali, laboratori per bambini, corsi di cucina, workshop ed eventi. Scopri i modi per visitare, conoscere e vivere uno dei plessi monastici più grandi d’Europa.
A 10 minuti a piedi dal Duomo di Catania si trova il Monastero di San Nicolò l’Arena, gioiello del tardo barocco siciliano e complesso benedettino tra i più grandi d’Europa. L’edificio monastico, che nasce nel ‘500 e si sviluppa fino ai giorni nostri, è un esempio di integrazione architettonica tra le epoche, contraddistinto da molteplici trasformazioni. Oggi è patrimonio mondiale dell’UNESCO. Sede del DiSUM (dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’Università degli Studi di Catania, custodisce al suo interno una domus romana, i chiostri e uno splendido giardino pensile. Il Monastero è un luogo unico che racconta le vicende umane e storiche della città dell’Etna dall’antichità fino ai giorni nostri. Un palinsesto aperto a tutti, ogni giorno con percorsi guidati anche in orari inconsueti, performance teatrali e musicali, laboratori per bambini, corsi di cucina, workshop ed eventi. Scopri i modi per visitare, conoscere e vivere uno dei plessi monastici più grandi d’Europa.
I Chioschi catanesi
Antica e attuale attrazione della Catania…da bere, “u cioscu” è un ritrovo identitario di un quartiere, di una storia, quella catanese. Un punto di ristoro e di incontro di giorno e di notte, per tutte le età, simbolo della vita quotidiana di questa città.
Ce ne sono a piazza Roma, a piazza Cavour, in piazza della Borsa, per citare quelli in zona centro, ma i più famosi sono quelli di Piazza Umberto, ad un passo dalla fera o’ luni, il mercato di Catania. La storia dei chioschi risale alla fine dell’800, quando a Catania ai venditori ambulanti si offriva da bere “acqua e zammù”, cioè acqua con qualche goccia di anice, per rinfrescare e dissetare i catanesi durante il gran caldo. Ingredienti e strumenti sono gli stessi, da sempre: zucchero, frutta, miscelatori, bicchierini, misurini e presse per spremere gli agrumi.
Oggi all’acqua naturale liscia si aggiunge quella frizzante proveniente dalle pendici dell’Etna fino agli sciroppi e al seltz. Spesso sono gli stessi “cioscari” catanesi che producono gli sciroppi agli agrumi siciliani per confezionare bibite al mandarino, al tamarindo, la famosa orzata, o il celebre “sciampagnino” (cedrata con acqua e seltz), e il “completo” (orzata, succo fresco di limone, anice e selz). Tradizionale è la bibita fatta con la spremuta di limoni, aggiunta di seltz ed una cucchiaiata abbondante di sale: l’effetto è altamente dissetante e digestivo.
Antica e attuale attrazione della Catania…da bere, “u cioscu” è un ritrovo identitario di un quartiere, di una storia, quella catanese. Un punto di ristoro e di incontro di giorno e di notte, per tutte le età, simbolo della vita quotidiana di questa città.
Ce ne sono a piazza Roma, a piazza Cavour, in piazza della Borsa, per citare quelli in zona centro, ma i più famosi sono quelli di Piazza Umberto, ad un passo dalla fera o’ luni, il mercato di Catania. La storia dei chioschi risale alla fine dell’800, quando a Catania ai venditori ambulanti si offriva da bere “acqua e zammù”, cioè acqua con qualche goccia di anice, per rinfrescare e dissetare i catanesi durante il gran caldo. Ingredienti e strumenti sono gli stessi, da sempre: zucchero, frutta, miscelatori, bicchierini, misurini e presse per spremere gli agrumi.
Oggi all’acqua naturale liscia si aggiunge quella frizzante proveniente dalle pendici dell’Etna fino agli sciroppi e al seltz. Spesso sono gli stessi “cioscari” catanesi che producono gli sciroppi agli agrumi siciliani per confezionare bibite al mandarino, al tamarindo, la famosa orzata, o il celebre “sciampagnino” (cedrata con acqua e seltz), e il “completo” (orzata, succo fresco di limone, anice e selz). Tradizionale è la bibita fatta con la spremuta di limoni, aggiunta di seltz ed una cucchiaiata abbondante di sale: l’effetto è altamente dissetante e digestivo.
Catania sotterranea
Quante meraviglie sono celate sotto la città! L’Etna, con i suoi fiumi di lava, ha travolto più volte Catania, seppellendone i segni del suo passato che rimangono però nascosti sotto il piano di calpestio. Le Terme romane Achilliane, dell’Indirizzo, della Rotonda, e l’Anfiteatro Romano, uno dei più grandi anfiteatri di età romana in Italia, inferiore solo all’anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) e a quello di Verona; la Chiesa di S. Gaetano alle Grotte, la cui datazione è ancora oggi un mistero, con i suoi cunicoli sotterranei, forse un tempo utilizzati come catacombe, dove si pensa fu sepolto il corpo di Sant’Agata; il Monastero dei Benedettini con il suo “ventre”, il Decumano Massimo, la Domus Romana e le cucine dei monaci; il sepolcro di S.Euplio, l’ingrottamento dell’Amenano, l’Ipogeo Romano detto anche “Ipogeo quadrato”, il Pozzo di Gammazita e la sua affascinante leggenda, la Cripta e i lavatoi di S. Agata la Vetere, la prima Cattedrale della città, in cui la martire subì l’asportazione delle mammelle; i Bagni dei Gladiatori a S.Agata al Carcere e la Cappella Bonajuto, monumento bizantino immerso nel cuore del barocco catanese. Insomma sotto le “basule” di Catania si estendono ancora oggi stratificazioni di ceneri che ricordano la millenaria storia di questa città, con le sue strade, le chiese, le terme, i palazzi e persino le targhe stradali. In numerosi punti è possibile scendere nel sottosuolo, che si dice fu testimone di intrighi amorosi fra suore e frati, nascondiglio di briganti e tesoro per i cultori di cose d’arte.
Quante meraviglie sono celate sotto la città! L’Etna, con i suoi fiumi di lava, ha travolto più volte Catania, seppellendone i segni del suo passato che rimangono però nascosti sotto il piano di calpestio. Le Terme romane Achilliane, dell’Indirizzo, della Rotonda, e l’Anfiteatro Romano, uno dei più grandi anfiteatri di età romana in Italia, inferiore solo all’anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) e a quello di Verona; la Chiesa di S. Gaetano alle Grotte, la cui datazione è ancora oggi un mistero, con i suoi cunicoli sotterranei, forse un tempo utilizzati come catacombe, dove si pensa fu sepolto il corpo di Sant’Agata; il Monastero dei Benedettini con il suo “ventre”, il Decumano Massimo, la Domus Romana e le cucine dei monaci; il sepolcro di S.Euplio, l’ingrottamento dell’Amenano, l’Ipogeo Romano detto anche “Ipogeo quadrato”, il Pozzo di Gammazita e la sua affascinante leggenda, la Cripta e i lavatoi di S. Agata la Vetere, la prima Cattedrale della città, in cui la martire subì l’asportazione delle mammelle; i Bagni dei Gladiatori a S.Agata al Carcere e la Cappella Bonajuto, monumento bizantino immerso nel cuore del barocco catanese. Insomma sotto le “basule” di Catania si estendono ancora oggi stratificazioni di ceneri che ricordano la millenaria storia di questa città, con le sue strade, le chiese, le terme, i palazzi e persino le targhe stradali. In numerosi punti è possibile scendere nel sottosuolo, che si dice fu testimone di intrighi amorosi fra suore e frati, nascondiglio di briganti e tesoro per i cultori di cose d’arte.
Festa di S. Agata – I tre giorni agatini
Il 3, il 4 e il 5 febbraio, tre giorni di culto, d’intensa fede e di animato folklore, preceduti da un mese di grandi preparativi, durante i quali Catania si stringe attorno alla sua Santa. E’ questa la celebrazione di Sant’Agata, la terza festa popolare religiosa al mondo per partecipazione di fedeli, dopo la Settimana Santa di Siviglia in Spagna e la festa del Corpus Domini a Cuzco in Perù.
In questi tre giorni la città dimentica ogni cosa per concentrarsi sulla festa che attira ogni anno , tra devoti e visitatori, sino a un milione di persone.
La processione ripercorre i luoghi del martirio e i più antichi tracciati viari della città attraverso le sfilate delle “candelore“, monumentali candelieri riccamente decorati, portati gravosamente in spalla dai devoti nel tipico “sacco” bianco, al grido “Tutti devoti tutti, Cittadini, viva Sant’Agata”.
L’uscita in processione della vara – capolavoro d’arte realizzato dai maestri orafi catanesi e messinesi – contenente le sacre reliquie della martire, la sfilata delle Carrozze del Senato ed infine gli spettacolari fuochi pirotecnici, ricordano ai catanesi che Sant’Agata è sempre lì a vigilare sul fuoco dell’Etna. Nei banconi di tutte le pasticcerie catanesi non possono mancare i dolci legati alla storia della vergine, patrona di Catania: i “Cassateddi di Sant’Aita” detti anche “Minni di Sant’Aita” e le “Olivette”. I primi si riferiscono al martirio ed allo strappo brutale delle mammelle a cui la fanciulla fu sottoposta, ad opera dell’imperatore romano Quinziano, per aver rifiutato il suo amore e per aver deciso di consacrare la sua vita alla fede cristiana.
Le olivette, invece, rimandano alla leggenda secondo la quale la giovane, inseguita dagli uomini di Quinziano, nel fermarsi a riposare e nel chinarsi per allacciare un calzare, vide sorgere dal nulla una pianta di olivo che la riparò dalla vista delle guardie e le diede i frutti per sfamarsi.
Il 3, il 4 e il 5 febbraio, tre giorni di culto, d’intensa fede e di animato folklore, preceduti da un mese di grandi preparativi, durante i quali Catania si stringe attorno alla sua Santa. E’ questa la celebrazione di Sant’Agata, la terza festa popolare religiosa al mondo per partecipazione di fedeli, dopo la Settimana Santa di Siviglia in Spagna e la festa del Corpus Domini a Cuzco in Perù.
In questi tre giorni la città dimentica ogni cosa per concentrarsi sulla festa che attira ogni anno , tra devoti e visitatori, sino a un milione di persone.
La processione ripercorre i luoghi del martirio e i più antichi tracciati viari della città attraverso le sfilate delle “candelore“, monumentali candelieri riccamente decorati, portati gravosamente in spalla dai devoti nel tipico “sacco” bianco, al grido “Tutti devoti tutti, Cittadini, viva Sant’Agata”.
L’uscita in processione della vara – capolavoro d’arte realizzato dai maestri orafi catanesi e messinesi – contenente le sacre reliquie della martire, la sfilata delle Carrozze del Senato ed infine gli spettacolari fuochi pirotecnici, ricordano ai catanesi che Sant’Agata è sempre lì a vigilare sul fuoco dell’Etna. Nei banconi di tutte le pasticcerie catanesi non possono mancare i dolci legati alla storia della vergine, patrona di Catania: i “Cassateddi di Sant’Aita” detti anche “Minni di Sant’Aita” e le “Olivette”. I primi si riferiscono al martirio ed allo strappo brutale delle mammelle a cui la fanciulla fu sottoposta, ad opera dell’imperatore romano Quinziano, per aver rifiutato il suo amore e per aver deciso di consacrare la sua vita alla fede cristiana.
Le olivette, invece, rimandano alla leggenda secondo la quale la giovane, inseguita dagli uomini di Quinziano, nel fermarsi a riposare e nel chinarsi per allacciare un calzare, vide sorgere dal nulla una pianta di olivo che la riparò dalla vista delle guardie e le diede i frutti per sfamarsi.
I borghi marinari della lava
Un itinerario tra natura e storia vicino alla città, un percorso affascinante tra i piccoli borghi marinari che si affacciano sulla riviera jonica etnea.
Da San Giovanni Li Cuti ed il porticciolo di Ognina fino ad Acitrezza, passando per Acicastello e, nel territorio di Acireale, da Capomulini a Santa Maria La Scala, attraversando la splendida Riserva Naturale della Timpa con le suggestive e silenziose Chiazzette ed il borghetto di Santa Caterina, dal quale è possibile godere di un suggestivo panorama a strapiombo sul mare. Ed ancora da Scillichenti a Riposto, toccando i borghi marinari di Stazzo, Pozzillo e Torre Archirafi: un viaggio affascinante lungo i Borghi della lava , valorizzato e reso unico da panorami mozzafiato, sensazioni, curiosità, profumi e sapori tipici della nostra macchia mediterranea.
Trascorrere una giornata a bordo di un peschereccio d’alto mare accanto ai pescatori, conoscere le placide acque, l’ambiente costiero ed i segreti celati dalle profondità marine, gustando il pesce appena pescato a bordo o a terra, in uno dei policromi borghetti marinari, riscoprendo le ricette della tradizione locale e bagnarsi in posti inaccessibili da terra, scoprendo piccoli gioielli naturalistici.
Un itinerario tra natura e storia vicino alla città, un percorso affascinante tra i piccoli borghi marinari che si affacciano sulla riviera jonica etnea.
Da San Giovanni Li Cuti ed il porticciolo di Ognina fino ad Acitrezza, passando per Acicastello e, nel territorio di Acireale, da Capomulini a Santa Maria La Scala, attraversando la splendida Riserva Naturale della Timpa con le suggestive e silenziose Chiazzette ed il borghetto di Santa Caterina, dal quale è possibile godere di un suggestivo panorama a strapiombo sul mare. Ed ancora da Scillichenti a Riposto, toccando i borghi marinari di Stazzo, Pozzillo e Torre Archirafi: un viaggio affascinante lungo i Borghi della lava , valorizzato e reso unico da panorami mozzafiato, sensazioni, curiosità, profumi e sapori tipici della nostra macchia mediterranea.
Trascorrere una giornata a bordo di un peschereccio d’alto mare accanto ai pescatori, conoscere le placide acque, l’ambiente costiero ed i segreti celati dalle profondità marine, gustando il pesce appena pescato a bordo o a terra, in uno dei policromi borghetti marinari, riscoprendo le ricette della tradizione locale e bagnarsi in posti inaccessibili da terra, scoprendo piccoli gioielli naturalistici.
L’Etna
Questa straordinaria oasi naturale, è stata inserita nel 2013 nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO come uno dei vulcani “più emblematici e attivi del mondo”. Già in fase di atterraggio sulla pista dell’Aeroporto Fontanarossa di Catania, non puoi non notarlo: l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, tra i corsi dei fiumi Alcantara e Simeto, domina con la sua mole l’intera Sicilia. Meta esclusiva per gli escursionisti estivi, in visita ai crateri attivi nelle aree sommitali, questo Vulcano offre in inverno la possibilità sorprendente di praticare gli sport sulla neve, a pochi chilometri dal mare e con una vista mozzafiato sullo Ionio. Le escursioni a piedi si inerpicano lungo i sentieri del Parco dell’Etna, tra boschi e frutteti verdeggianti, fino alle quote più alte con affascinanti vedute di paesaggi lunari, colate laviche secolari, grotte e fumarole attive, svelandoci tutto il fascino di questo territorio.
Questa straordinaria oasi naturale, è stata inserita nel 2013 nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO come uno dei vulcani “più emblematici e attivi del mondo”. Già in fase di atterraggio sulla pista dell’Aeroporto Fontanarossa di Catania, non puoi non notarlo: l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, tra i corsi dei fiumi Alcantara e Simeto, domina con la sua mole l’intera Sicilia. Meta esclusiva per gli escursionisti estivi, in visita ai crateri attivi nelle aree sommitali, questo Vulcano offre in inverno la possibilità sorprendente di praticare gli sport sulla neve, a pochi chilometri dal mare e con una vista mozzafiato sullo Ionio. Le escursioni a piedi si inerpicano lungo i sentieri del Parco dell’Etna, tra boschi e frutteti verdeggianti, fino alle quote più alte con affascinanti vedute di paesaggi lunari, colate laviche secolari, grotte e fumarole attive, svelandoci tutto il fascino di questo territorio.