Caltanissetta
Le miniere, i castelli, i musei e le riserve naturali insieme al turismo religioso
Informazioni
"Visitare l’entroterra siculo offre l’opportunità di scoprire qualcosa di nuovo su quest’isola. Natura, arte, storia, gastronomia sono i quattro punti cardinali"
Immersa nelle riserve naturali siciliane, la città di Caltanissetta offre un viaggio alla riscoperta della natura e della naturalità. Ben sette le riserve naturali che si trovano in questa provincia nel cuore della Sicilia. Inoltre è possibile perdersi nel passato tra le varie culture che hanno lasciato testimonianza del loro passaggio: greci, arabi e borboni.
Photogallery di Caltanissetta
Top destinazioni in Provincia
Attrazioni Principali
Castello (o rocca) delle donne
Secondo lo storico normanno Goffredo Malaterra, il nome Caltanissetta deriverebbe dall’arabo Qal’at an-Nisa, che egli tradusse in Castrafeminarum, letteralmente “Castello (o rocca) delle donne”, cosiddetto perché abitato in alcuni periodi dell’anno da solo donne. L’antica fortezza dalle torri in mattoni rossi, chiamata per questo anche “Castello di Pietrarossa”, è situata su una rocca che a picco domina tutta la vallata sottostante. Una visita al castello è quasi obbligatoria e da qui ci si sposta al centro della città.
Secondo lo storico normanno Goffredo Malaterra, il nome Caltanissetta deriverebbe dall’arabo Qal’at an-Nisa, che egli tradusse in Castrafeminarum, letteralmente “Castello (o rocca) delle donne”, cosiddetto perché abitato in alcuni periodi dell’anno da solo donne. L’antica fortezza dalle torri in mattoni rossi, chiamata per questo anche “Castello di Pietrarossa”, è situata su una rocca che a picco domina tutta la vallata sottostante. Una visita al castello è quasi obbligatoria e da qui ci si sposta al centro della città.
Fontana del Tritone
Dal 1956 il centro della Piazza è dominato dalla Fontana del Tritone, posta fra la Cattedrale Santa Maria la Nova e la Chiesa di San Sebastiano. L’attuale Fontana, opera monumentale dello scultore nisseno Michele Tripisciano (1860-1913) e dell’architetto Michele Averna, raffigura un bronzeo cavallo domato da un tritone ed insidiato da due mostri marini. Alle spalle della Fontana si erge l’odierna Cattedrale, Santa Maria La Nova costruita nel 1570. Dal 1718 al 1720 il pittore fiammingo Guglielmo Borremans affresca la volta e i pilastri. La pianta della Chiesa è a croce latina con tre navate e quattro cappelle su ciascun lato. E’ vivamente consigliato volgere lo sguardo verso l’alto per godere degli affreschi in stile trompe l’oeil dipinti dal Borremans. Essi rappresentano: “Il trionfo della religione”, “Il coro dei vergini e delle vergini”, “L’Immacolata Concezione”, “L’incoronazione della Vergine” e, infine, “Il trionfo di S. Michele sugli spiriti ribelli”. All’ interno della Chiesa Madre ci sono numerose opere sia pittoriche che scultoree. Tra le prime è doverono annoverare le tele raffiguranti “La Madonna del Carmine” del pittore toscano Filippo Paladini esposte nel transetto di sinistra e quelle del nisseno V. Roggeri. Nella cappella alla desta dell’Altare centrale c’è una statua del 1627 dello scultore S. Li Volsi che raffigura San Michele Arcangelo, patrono della città da quando, che sia storia o leggenda, evitò il diffondersi della peste entro le mura nissene. Essa viene portata in processione il 29 Settembre, giorno dedicato al Santo.
Dal 1956 il centro della Piazza è dominato dalla Fontana del Tritone, posta fra la Cattedrale Santa Maria la Nova e la Chiesa di San Sebastiano. L’attuale Fontana, opera monumentale dello scultore nisseno Michele Tripisciano (1860-1913) e dell’architetto Michele Averna, raffigura un bronzeo cavallo domato da un tritone ed insidiato da due mostri marini. Alle spalle della Fontana si erge l’odierna Cattedrale, Santa Maria La Nova costruita nel 1570. Dal 1718 al 1720 il pittore fiammingo Guglielmo Borremans affresca la volta e i pilastri. La pianta della Chiesa è a croce latina con tre navate e quattro cappelle su ciascun lato. E’ vivamente consigliato volgere lo sguardo verso l’alto per godere degli affreschi in stile trompe l’oeil dipinti dal Borremans. Essi rappresentano: “Il trionfo della religione”, “Il coro dei vergini e delle vergini”, “L’Immacolata Concezione”, “L’incoronazione della Vergine” e, infine, “Il trionfo di S. Michele sugli spiriti ribelli”. All’ interno della Chiesa Madre ci sono numerose opere sia pittoriche che scultoree. Tra le prime è doverono annoverare le tele raffiguranti “La Madonna del Carmine” del pittore toscano Filippo Paladini esposte nel transetto di sinistra e quelle del nisseno V. Roggeri. Nella cappella alla desta dell’Altare centrale c’è una statua del 1627 dello scultore S. Li Volsi che raffigura San Michele Arcangelo, patrono della città da quando, che sia storia o leggenda, evitò il diffondersi della peste entro le mura nissene. Essa viene portata in processione il 29 Settembre, giorno dedicato al Santo.
Centro storico
Una passeggiata per il centro storico nisseno consente di godere della vista di splendidi edifici costruiti da nobili e regnanti, destinati ad essere ammirati. Da Piazza Garibaldi si dipartono due vie: Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto I. Su Corso Vittorio Emanuele ci si imbatte nel prestigioso Teatro Regina Margherita, del 1870, dedicato alla consorte di re Umberto di Savoia, la Regina Margherita da cui il teatro prende il nome. E’ uno dei più antichi teatri dell’isola, un gioiello incastonato nel cuore della città. La facciata sobria e austera nasconde i tratti barocchi tipici dell’architettura ottocentesca. Oggi, dopo un lungo restauro, si è ripreso a viverlo come palcoscenico d’arte. Il Corso è chiuso dalla facciata della Chiesa di Santa Croce, antica sede di un monastero benedettino, fondata nel 1531. L’altra metà del Corso è invece prettamente commerciale: ricco di vetrine e negozi, è destinato in particolari giorni e orari ad area pedonale. E’ stato realizzato un ampio slargo per permettere di passeggiare con tranquillità anche quando la via è aperta al traffico cittadino.
Una passeggiata per il centro storico nisseno consente di godere della vista di splendidi edifici costruiti da nobili e regnanti, destinati ad essere ammirati. Da Piazza Garibaldi si dipartono due vie: Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto I. Su Corso Vittorio Emanuele ci si imbatte nel prestigioso Teatro Regina Margherita, del 1870, dedicato alla consorte di re Umberto di Savoia, la Regina Margherita da cui il teatro prende il nome. E’ uno dei più antichi teatri dell’isola, un gioiello incastonato nel cuore della città. La facciata sobria e austera nasconde i tratti barocchi tipici dell’architettura ottocentesca. Oggi, dopo un lungo restauro, si è ripreso a viverlo come palcoscenico d’arte. Il Corso è chiuso dalla facciata della Chiesa di Santa Croce, antica sede di un monastero benedettino, fondata nel 1531. L’altra metà del Corso è invece prettamente commerciale: ricco di vetrine e negozi, è destinato in particolari giorni e orari ad area pedonale. E’ stato realizzato un ampio slargo per permettere di passeggiare con tranquillità anche quando la via è aperta al traffico cittadino.
Sant’Agata al Collegio
Sant’Agata al Collegio si presenta maestosa con le sue due ali di gradinate che si dipartono a destra e sinistra dalla scalinata centrale alla quale si accede da una cancellata in ferro. Anche questo edificio ci riporta alla famiglia Moncada. Notevoli i particolari interni, dai marmi policromi agli affreschi. La pianta è a croce greca e divisa in tre navate: la centrale fa puntare lo sguardo dritto sulla pala dell’altare, del pittore messinese Agostino Scilla , raffigura il martirio di Sant’Agata cui furono tagliate le mammelle; le navate laterali accolgono invece altre cappelle, tra cui quella della Madonna del Carmelo. Quella di sinistra porta al tabernacolo dov’è custodito il Santissimo Sacramento. All’interno possiamo ammirare una pregevolissima decorazione di marmi misti policromi: tra questi un prezioso paliotto che rappresenta un “bestiario” di uccelli esotici posto nella cappella di S. Ignazio, a sinistra rispetto all’entrata. Al di sopra dell’altare un bassorilievo in marmo che rappresenta S. Ignazio nell’atto di scrivere la regola della compagnia di Gesù. Al di sotto, a fianco del globo terrestre, sono rappresentate quattro figure femminili che simboleggiano i quattro continenti allora conosciuti. Gli affreschi arricchiscono le pareti, alcuni dei quali “firmati” dal Borremans.
Sant’Agata al Collegio si presenta maestosa con le sue due ali di gradinate che si dipartono a destra e sinistra dalla scalinata centrale alla quale si accede da una cancellata in ferro. Anche questo edificio ci riporta alla famiglia Moncada. Notevoli i particolari interni, dai marmi policromi agli affreschi. La pianta è a croce greca e divisa in tre navate: la centrale fa puntare lo sguardo dritto sulla pala dell’altare, del pittore messinese Agostino Scilla , raffigura il martirio di Sant’Agata cui furono tagliate le mammelle; le navate laterali accolgono invece altre cappelle, tra cui quella della Madonna del Carmelo. Quella di sinistra porta al tabernacolo dov’è custodito il Santissimo Sacramento. All’interno possiamo ammirare una pregevolissima decorazione di marmi misti policromi: tra questi un prezioso paliotto che rappresenta un “bestiario” di uccelli esotici posto nella cappella di S. Ignazio, a sinistra rispetto all’entrata. Al di sopra dell’altare un bassorilievo in marmo che rappresenta S. Ignazio nell’atto di scrivere la regola della compagnia di Gesù. Al di sotto, a fianco del globo terrestre, sono rappresentate quattro figure femminili che simboleggiano i quattro continenti allora conosciuti. Gli affreschi arricchiscono le pareti, alcuni dei quali “firmati” dal Borremans.
Palazzo Moncada
All’incrocio tra Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto I. Ad angolo fra le due strade sorge il Palazzo del Carmine, sede del Municipio cittadino. Poco oltre, sullo stesso lato della via, si incontra la salita Matteotti dove ha sede il prestigioso Palazzo Moncada. Il disegno originario voleva che il Palazzo fosse un blocco chiuso, sviluppato su tre elevazioni, con una grande corte al centro; di quest’ultimo rimangono solo pochi elementi che lasciano intuire la presenza di grandi arcate. Tra un piano e l’altro si inseriscono mensoloni antropo e zoomorfi a sostegno di una balconata. Oggi restaurato viene utilizzato come teatro, cinema multisala e museo civico ed accoglie in esposizione permanente le opere dell’artista nisseno Michele Tripisciano vissuto a Roma tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
All’incrocio tra Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto I. Ad angolo fra le due strade sorge il Palazzo del Carmine, sede del Municipio cittadino. Poco oltre, sullo stesso lato della via, si incontra la salita Matteotti dove ha sede il prestigioso Palazzo Moncada. Il disegno originario voleva che il Palazzo fosse un blocco chiuso, sviluppato su tre elevazioni, con una grande corte al centro; di quest’ultimo rimangono solo pochi elementi che lasciano intuire la presenza di grandi arcate. Tra un piano e l’altro si inseriscono mensoloni antropo e zoomorfi a sostegno di una balconata. Oggi restaurato viene utilizzato come teatro, cinema multisala e museo civico ed accoglie in esposizione permanente le opere dell’artista nisseno Michele Tripisciano vissuto a Roma tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Museo Diocesano del Seminario Vescovile
Il Museo Diocesano del Seminario Vescovile di Caltanissetta, ha un’estensione di dieci sale e due gallerie nel piano terra del monumentale Palazzo Episcopale. Espone più di cinquecento opere d’arte che vanno dal XV al XXI secolo. Dipinti, sculture, argenti, vesti liturgiche e manufatti d’arte applicata, provenienti dalle chiese della Diocesi nissena, offrono una panoramica delle varie realtà artistico – culturali presenti nel territorio e tracciando la storia della chiesa locale. Tra le opere di pregio spiccano una copia cinquecentesca dello Spasimo di Sicilia di Raffaello, due reliquiari argentei del XVI secolo di Nibilio Gagini, un cofanetto eburneo della bottega degli Embriachi, un nucleo consistente di quadri del pittore nisseno del Seicento Vincenzo Roggeri e un raro parato di corallo del XVIII secolo. Vi è anche una sezione di arte contemporanea che ospita, tra le altre, il Malatiello di Vincenzo Gemito, una testa della Vergine di Michele Tripisciano e una statuetta di San Michele di Giuseppe Frattallone. Questa parte della collezione annovera anche bronzetti e quadri di importanti artisti dell’Accademia di Brera come Aldo Carpi, Silvio Consadori, Eros Pellini ed Enrico Manfrini.
Il Museo Diocesano del Seminario Vescovile di Caltanissetta, ha un’estensione di dieci sale e due gallerie nel piano terra del monumentale Palazzo Episcopale. Espone più di cinquecento opere d’arte che vanno dal XV al XXI secolo. Dipinti, sculture, argenti, vesti liturgiche e manufatti d’arte applicata, provenienti dalle chiese della Diocesi nissena, offrono una panoramica delle varie realtà artistico – culturali presenti nel territorio e tracciando la storia della chiesa locale. Tra le opere di pregio spiccano una copia cinquecentesca dello Spasimo di Sicilia di Raffaello, due reliquiari argentei del XVI secolo di Nibilio Gagini, un cofanetto eburneo della bottega degli Embriachi, un nucleo consistente di quadri del pittore nisseno del Seicento Vincenzo Roggeri e un raro parato di corallo del XVIII secolo. Vi è anche una sezione di arte contemporanea che ospita, tra le altre, il Malatiello di Vincenzo Gemito, una testa della Vergine di Michele Tripisciano e una statuetta di San Michele di Giuseppe Frattallone. Questa parte della collezione annovera anche bronzetti e quadri di importanti artisti dell’Accademia di Brera come Aldo Carpi, Silvio Consadori, Eros Pellini ed Enrico Manfrini.
La Chiesa di Santo Spirito
La Chiesa di Santo Spirito fu fatta costruire da Ruggero il Normanno nel 1095 su un preesistente casale arabo fortificato. Il suo scopo era cristianizzare l’isola conquistata e convertire i contadini lontani dalla città. In stile paleocristiano, ha una struttura romanica, semplice e severa, a navata unica conclusa da tre absidi. Retaggi delle maestranze arabe sono la torre quadrangolare, le feritoie e gli archi a sesto acuto. All’interno spicca il Cristo Pantocratore, affresco che in origine si trovava all’esterno della chiesa, fu rimosso, portato all’interno e sostituito da una copia; il fonte battesimale, di epoca normanna in pietra tufacea di impronta musulmana; un raro calice di stagno del XII secolo; il Crocifisso “dello Staglio”, di matrice spagnolo, risalente al XV secolo; un pregevole fonte battesimale per il battesimo a immersione; un’urna cineraria in marmo con iscrizioni del periodo romano, proveniente dal cimitero che si trovava dietro la chiesa; sulla sinistra rispetto all’altare vi sono due affreschi che raffigurano simboli della passione e della morte di Cristo e Sant’Agostino nello studio. Un affresco quattrocentesco chiamato La messa di San Gregorio. La statua della Madonna delle Grazie è una terracotta policroma dipinta del ‘500. In questo secolo si riteneva che il corallo proteggesse i bambini dalle malattie e infatti il Bambino ha al collo un rametto di corallo. A circa 150 metri il Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta. Custodisce reperti risalenti al neolitico provenienti dalle zone archeologiche di Sabucina, Gibil Gabib, dal Monte Capodarso e Monte S. Giuliano. Ha qui sede la nota azienda Averna, produttrice dell’omonimo amaro conosciuto in tutto il mondo. Forse lo sai già che la Sicilia è terra ricca di feste religiose, nate da riti antichi spesso legati all’agricoltura. Sono molto sentite dai cittadini e sono motivo di un grande afflusso di turisti e visitatori. Molto suggestiva è la Settimana Santa! Prevede diverse processioni e riti a partire dalla Domenica delle Palme fino al giorno di Pasqua.
La Chiesa di Santo Spirito fu fatta costruire da Ruggero il Normanno nel 1095 su un preesistente casale arabo fortificato. Il suo scopo era cristianizzare l’isola conquistata e convertire i contadini lontani dalla città. In stile paleocristiano, ha una struttura romanica, semplice e severa, a navata unica conclusa da tre absidi. Retaggi delle maestranze arabe sono la torre quadrangolare, le feritoie e gli archi a sesto acuto. All’interno spicca il Cristo Pantocratore, affresco che in origine si trovava all’esterno della chiesa, fu rimosso, portato all’interno e sostituito da una copia; il fonte battesimale, di epoca normanna in pietra tufacea di impronta musulmana; un raro calice di stagno del XII secolo; il Crocifisso “dello Staglio”, di matrice spagnolo, risalente al XV secolo; un pregevole fonte battesimale per il battesimo a immersione; un’urna cineraria in marmo con iscrizioni del periodo romano, proveniente dal cimitero che si trovava dietro la chiesa; sulla sinistra rispetto all’altare vi sono due affreschi che raffigurano simboli della passione e della morte di Cristo e Sant’Agostino nello studio. Un affresco quattrocentesco chiamato La messa di San Gregorio. La statua della Madonna delle Grazie è una terracotta policroma dipinta del ‘500. In questo secolo si riteneva che il corallo proteggesse i bambini dalle malattie e infatti il Bambino ha al collo un rametto di corallo. A circa 150 metri il Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta. Custodisce reperti risalenti al neolitico provenienti dalle zone archeologiche di Sabucina, Gibil Gabib, dal Monte Capodarso e Monte S. Giuliano. Ha qui sede la nota azienda Averna, produttrice dell’omonimo amaro conosciuto in tutto il mondo. Forse lo sai già che la Sicilia è terra ricca di feste religiose, nate da riti antichi spesso legati all’agricoltura. Sono molto sentite dai cittadini e sono motivo di un grande afflusso di turisti e visitatori. Molto suggestiva è la Settimana Santa! Prevede diverse processioni e riti a partire dalla Domenica delle Palme fino al giorno di Pasqua.
La processione del Cristo nero
Una visita merita il museo delle vare, attualmente ospitate nel sotterraneo della Chiesa di San Pio X. Il venerdì Santo è il giorno della processione più sentita e suggestiva del nisseno: la processione del Cristo nero. Si tratta di un crocifisso ligneo, alto appena 85 cm, ritrovato da due Fogliamari – raccoglitori di erbe selvatiche – all’interno di una grotta, posto fra due ceri e annerito dal loro fumo. Fu ripulito più volte ma puntualmente il crocifisso tornava scuro: da qui il nomignolo di Cristo nero e anche la sua venerazione in quanto miracoloso. Il Cristo nero, chiamato Signore della città, fu patrono di Caltanissetta fino al 1625, anno in cui si proclamò patrono San Michele Arcangelo il quale aveva indicato dove si trovava un appestato appena fuori le mura della città evitando così il diffondersi della malattia a Caltanissetta.
Una visita merita il museo delle vare, attualmente ospitate nel sotterraneo della Chiesa di San Pio X. Il venerdì Santo è il giorno della processione più sentita e suggestiva del nisseno: la processione del Cristo nero. Si tratta di un crocifisso ligneo, alto appena 85 cm, ritrovato da due Fogliamari – raccoglitori di erbe selvatiche – all’interno di una grotta, posto fra due ceri e annerito dal loro fumo. Fu ripulito più volte ma puntualmente il crocifisso tornava scuro: da qui il nomignolo di Cristo nero e anche la sua venerazione in quanto miracoloso. Il Cristo nero, chiamato Signore della città, fu patrono di Caltanissetta fino al 1625, anno in cui si proclamò patrono San Michele Arcangelo il quale aveva indicato dove si trovava un appestato appena fuori le mura della città evitando così il diffondersi della malattia a Caltanissetta.
Il Mercato Storico Strata a Foglia
Nel centro storico di Caltanissetta scopriamo il fascino senza tempo di via Consultore Benintende: colorata e profumata questa via ospita, dalla fine del XVIII secolo, lo storico Mercato Strat’a foglia.
Da piazza Mercato Grazia fino alla via Berengario Gaetani, tutta la via Consultore Benintende è un susseguirsi di banchi di venditori di frutta e verdura, formaggi, legumi, e oggettistica. E ancora panifici, pescherie, macellerie e botteghe di cibi esotici. Anticamente il mercato era destinato alla vendita delle erbe selvatiche dei fogliamara, i caratteristici accompagnatori della processione del Cristo Nero che si svolge il Venerdì santo. Era anche sede di molte osterie frequentate dai minatori che lavoravano nelle zolfatare della zona di Caltanissetta.
Adesso abbiamo voglia di respirare arte. Nell’antico quartiere di San Rocco, vicino al mercato, ecco il settecentesco Palazzo Natale Cosentino, formato da due ali unite da una terrazza, l’ingresso secondario dell’ottocentesco Palazzo Benintende, e quattro edicolette votive, XIX e XX secolo, tra queste quella della Sacra Famiglia che espone un quadretto dipinto su vetro di fattura popolare.
Nel centro storico di Caltanissetta scopriamo il fascino senza tempo di via Consultore Benintende: colorata e profumata questa via ospita, dalla fine del XVIII secolo, lo storico Mercato Strat’a foglia.
Da piazza Mercato Grazia fino alla via Berengario Gaetani, tutta la via Consultore Benintende è un susseguirsi di banchi di venditori di frutta e verdura, formaggi, legumi, e oggettistica. E ancora panifici, pescherie, macellerie e botteghe di cibi esotici. Anticamente il mercato era destinato alla vendita delle erbe selvatiche dei fogliamara, i caratteristici accompagnatori della processione del Cristo Nero che si svolge il Venerdì santo. Era anche sede di molte osterie frequentate dai minatori che lavoravano nelle zolfatare della zona di Caltanissetta.
Adesso abbiamo voglia di respirare arte. Nell’antico quartiere di San Rocco, vicino al mercato, ecco il settecentesco Palazzo Natale Cosentino, formato da due ali unite da una terrazza, l’ingresso secondario dell’ottocentesco Palazzo Benintende, e quattro edicolette votive, XIX e XX secolo, tra queste quella della Sacra Famiglia che espone un quadretto dipinto su vetro di fattura popolare.